Ci siamo incontrati così per caso, io in una delle tante uscite di osservazione nella mia zona, lei forse in preparazione per una nottata di caccia.
Dico lei, perché mi piace immaginarla femmina, di certo condizionato dalle letture sulla dea Athena da cui ne deriva il nome ed i tratti di personalità che all’uomo piace attribuire alle divinità ed agli animali.
Nel caso della nostra civetta non è andata troppo male: le caratteristiche di questo strigide nella mitologia greca sono particolarmente positive; infatti oltre ad essere raffigurato in ogni iconografia assieme alla dea Athena, ne spartisce astuzia e furbizia. È talmente importante ed amata nella cultura greca da aver attraversato i secoli fino ad arrivare a rappresentare la Nazione nella moneta da un euro. Altro discorso nel nostro Paese, gli strigiformi in genere venivano associati, come suggerisce il nome, al mondo dell’occulto e le attitudini crepuscolari e notturne non aiutavano a placare l’aura di superstizione, tanto da sfociare in passato in vera persecuzione.
Tralascio i particolari sul trattamento riservato a questi splendidi animali, ma forse i racconti di infanzia di un mio caro amico sono stati lo spunto per documentarmi meglio e provare a fare un lavoro fotografico più consapevole.
Si parla di una specie dalle abitudini fortemente antropizzate e per la quale la relazione con l’uomo è divenuta un’opportunità; per questo motivo il territorio rurale è di fatto il luogo principe per la specie, dove le varie fasi della sua biologia hanno luogo anche in pieno giorno.
La famiglia da me seguita aveva scelto come nido una buca a livello del terreno, creata da materiale di riporto; questa particolarità di nidificazione ricorda un suo parente americano, la civetta delle tane, solita prediligere appunto vecchie tane abbandonate di cani della prateria.
In realtà, come ho scoperto in seguito, questa pratica non doveva essere inusuale, visto che la civetta europea arriva dal Medio Oriente, dove il territorio permette questo tipo di nidificazione.
Nel corso dei secoli l’Europa si modifica più volte, il progressivo disboscamento offre la possibilità di colonizzare nuovi areali e conseguentemente, la compagna di Athena, rispettando la legge universale dell’evoluzione, si adatta alla sempre maggiore spinta antropica, condividendo l’ambiente rurale agrario con l’uomo.
La campagna dello splendido litorale toscano, luogo dove vivo, mi ha permesso di conoscere questo uccello così comune ma anche elusivo ad una distratta osservazione e nonostante siano 3 anni che pazientemente ne seguo le vicissitudini riesco ancora a sorprendermi del loro tenero e tenace interagire con il territorio. E’ stato affascinante seguirne il vissuto e proprio per comprenderne appieno le consuetudini rispettandone ritmi e naturalità. Un modo per sfatare i pregiudizi di infondata inclinazione schiva a fronte di una discreta attenzione, ripagata con splendide condivisioni di momenti per me indimenticabili.